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Cinque cose da sapere prima di scrivere una distopia
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Ti vedo, laggiù, seduto alla scrivania, con le braccia incrociate: stai sognando di creare un mondo che sia allo stesso tempo affascinante e terrificante. Forse, desideri anche che il tuo prossimo romanzo si unisca ai grandi classici del genere, da 1984 a Il mondo nuovo. Tuttavia, scrivere una storia distopica è un’arte complessa che va oltre la semplice descrizione di una società oscura.

Se ti stai chiedendo come dare vita a una trama davvero avvincente, popolata di personaggi indimenticabili, e che lasci il segno, sei nel posto giusto. Ecco le cinque premesse che devi conoscere prima di iniziare a scrivere un romanzo distopico.

  1. La distopia è una fantascienza che mette in guardia

Molti confondono la distopia con la fantascienza, ma c’è una differenza cruciale che definisce il genere. Se la fantascienza si interroga sul cosa succederebbe se…,esplorando le potenzialità della tecnologia e della scienza senza un giudizio preimpostato, la distopia parte dallo stesso presupposto, ma si concentra su una risposta molto specifica: cosa succede se il progresso va storto?

La distopia è, in sostanza, la fantascienza della catastrofe sociale. Non si tratta di alieni o viaggi nel tempo, ma di come una presunta innovazione (tecnologica, sociale o politica) che prometteva un futuro migliore finisce per generare un incubo. L’obiettivo del tuo romanzo, quindi, non è solo immaginare un futuro, ma usarlo per mettere in guardia il lettore sulle derive del nostro presente.

Per te che vuoi scrivere un romanzo distopico, il punto di partenza non è un mondo oscuro a caso, ma un’idea brillante che ha generato conseguenze disastrose.

  1. Ogni mondo ha la sua regola sacra

Qual è la legge fondamentale che governa la tua società? Che si tratti della divisione in caste sociali (come in Divergent), di un’imposizione tecnologica (come in Black Mirror) o di un’ideologia (il Grande Fratello di Orwell), questa regola deve essere chiara, coerente e pervadere ogni aspetto della vita dei tuoi personaggi.

Questa regola sacra è ciò che rende il tuo mondo unico e non solo una copia di qualcosa che hai già letto. Sii originale, ma assicurati anche che la logica interna del tuo mondo regga.

  1. Il protagonista non è un eroe, ma un escluso

Il protagonista distopico non nasce con l’obiettivo di salvare il mondo: spesso è un individuo ordinario che, per qualche motivo, non si adatta al sistema. Può essere spinto a lottare da un’ingiustizia personale, dalla perdita di una persona cara o semplicemente dalla sensazione di essere fuori posto.

Personaggi come Katniss Everdeen di Hunger Games o Winston Smith di 1984 sono tutto fuorché supereroi: sono persone che cercano di sopravvivere e che, nel farlo, scoprono la verità dietro l’apparente perfezione del loro mondo. Il loro arco narrativo è una lotta per riaffermare la propria individualità.

  1. Non raccontare l’oppressione, mostrala

La regola d’oro della scrittura – il cosiddetto show, don’t tell – è doppiamente vera per la distopia. Non dire al lettore che il tuo mondo è opprimente: mostraglielo! Invece di dire Il governo controllava le nostre vite, descrivi i droni che pattugliano le strade, le telecamere negli angoli delle stanze o il cibo insapore razionato.

Ogni dettaglio conta. La tensione nasce dai piccoli gesti, dai dialoghi sussurrati, dalla paura negli occhi dei personaggi. Leggere i capolavori di autori come George Orwell o Ray Bradbury può aiutarti a comprendere l’arte di mostrare piuttosto che raccontare: è questo l’ingrediente segreto che rende la tua distopia indimenticabile.

  1. Il finale è tutto tranne che semplice

A differenza di molti generi, la distopia non sempre si conclude con un E vissero felici e contenti. Anzi, spesso i finali sono ambigui, agrodolci o addirittura tragici. Lo scopo non è dare una soluzione definitiva, ma sollevare domande potenti sulla società, sul potere e sulla natura umana.

Pensa al finale di 1984: non è la vittoria che conta, ma la perdita e il messaggio di avvertimento che rimane impresso nella mente del lettore. Rifletti su quale messaggio vuoi lasciare, e su come il tuo finale possa imprimere forza alla tua storia con un impatto duraturo.

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